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Panama Papers: spuntano i nomi di imprenditori di Capri e Napoli nell'elenco pubblicato dall'Espresso. Ecco le loro storie
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08/04/2016 - Si ritrovano tra i primi cento, sorridono e reagiscono tutti con spiegazioni a loro dire assolutamente chiare e che non ammettono repliche. Sono tre dei cinque napoletani comparsi nell’elenco dei Panama Papers i cui nomi sono pubblicati sull’Espresso oggi in edicola. E alla fine tutti dicono: nel mare di documenti svelati devono essere finiti gli archivi di clienti di vecchia data o inattivi dello studio legale Mossack Fonseca. Il nome più noto tra i napoletani dei Panama Papers è quello di Gianfranco Morgano, della famiglia di albergatori capresi. Non sono imprenditori qualsiasi, in 150 anni hanno fatto la storia dell’accoglienza di lusso nel cuore dell’isola azzurra, tra i fiori all’occhiello l’hotel Quisisana. Gianfranco Morgano fino a due anni fa era il direttore generale dell’albergo noto in tutto il mondo. Due anni fa decide però di lasciare e trasferirsi a Napoli, esce dalla società di famiglia. «È stato in quella occasione che ho aperto una società con la Mossack Fonseca a Panama — spiega — Finirò nel tritacarne mediatico per una società che non vale più di cento euro». Ma per quali operazioni l’ha aperta? «Non lo so, l’ho fatto in un momento di cambiamento della mia vita. Forse volevo fare qualcosa all’estero e poi ho lasciato perdere, tant’è che la società non ha conti correnti collegati. Ma al di là di tutto quella società è stata aperta nel 2015, dunque io devo denunciarla solo sulla prossima dichiarazione dei redditi. Cosa che farò puntualmente». Dunque un caso che potrebbe venire depennato dalla lista dei Panama Papers. Come pure quello dell’avvocato ed ex magistrato Silvio Sacchi. «La vicenda riguarda un amico che voleva aprire una società con sede a Bruxelles - dice - Era necessaria la firma di un fiduciario e ho accettato. Poi qualcosa è andato storto nella procedura ma sono necessari tempi lunghi per chiuderla. Di fatto però non ci sono mai stati movimenti di denaro, anche perché l’azienda del mio amico è fallita». Società e movimenti di denaro verso i paradisi fiscali pari allo zero. Come nel caso del terzo napoletano della lista, il commercialista Salvatore Bizzarro. «Ho costituito quella società nel giugno 2011. Motivo? Pensavo che potesse dare maggiore visibilità al mio studio. L’ho pagata seicento euro con carta di credito. Non è un reato costituire una società all’estero. Movimenti di denaro? Non era collegato nessun conto corrente, non è mai stato fatto nessun trasferimento. Parlo al passato perché la società è stata chiusa nel 2013, cancellata dai registri. Se qualcuno vuole spiegazioni posso fargli vedere i documenti. La Bizzarro Group Incorporated è “struck off”, radiata. Non esiste più da tre anni».
(Articolo tratto da: napoli.repubblica.it)

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