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Scempio all'Arco Naturale: lavori di risanamento sospesi da mesi a causa di una guerra legale tra la ditta vincitrice dell’appalto e il Comune di Capri. Tubolari, macchinari arrugginiti e materiale edile lasciati in bella mostra
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11/04/2016 - Appare tragicomica la vicenda dei lavori di consolidamento dell’arco naturale. Lavori (il cui appalto è stato aggiudicato con ribasso del 45% su base d’asta di un milione e 100mila euro) iniziati, sospesi e mai più ripresi. Contenziosi su contenziosi. La ditta che aveva vinto la gara è letteralmente fuggita avviando una guerra legale con il Comune di Capri e lasciando l’opera in sospeso, con tanto di macchinari in bella vista, tubolari arrugginiti, cassoni metallici incastrati tra le rocce, la parziale copertura dell’arco unitamente ad una teleferica che doveva servire al carico e allo scarico del materiale. Tra la battaglia legale e lo slittamento della graduatoria delle ditte aggiudicatarie alla quale il Comune chiede anche i danni di immagine, il danno irreversibile per Capri è ormai fatto.
Saranno cause e contenziosi a stabilire chi ha ragione e chi ha torto, chi pagherà, chi è responsabile, ma nell’attesa non si può continuare a far finta di nulla. Si rischia anche di perdere il finanziamento ottenuto dal Comune per i lavori, senza considerare l’impatto ambientale devastante e i danni che la ruggine, i cassoni e i macchinari arrecano all’ecosistema. Il ferro arrugginito sta coprendo la scogliera, mentre due generatori, un compressore e un argano lasciati all’aria aperta potrebbero rilasciare oli e combustibili.
L’opera dell’Amministrazione comunale, come da progetto firmato dall'ingegnere Giuseppe Iazzetta, prevede un restauro conservativo utilizzando resine e chiodature invisibili con annessa bonifica della vegetazione e degli alberi radicati nella roccia, oltre ad un'impalcatura montata attorno all’arco per permettere agli operai di lavorare in sicurezza. I lavori sono stati assegnati nel 2014 ad un’impresa di Casoria che sbaragliò le altre 33 concorrenti. Aperto il cantiere, la ditta, per ovviare ai problemi di trasporto dei ponteggi via terra, chiese ed ottenne dal Comune la realizzazione di una base con l’accesso dal mare e la sistemazione di una teleferica per coprire il dislivello di circa un centinaio di metri e raggiungere agilmente l’arco naturale. Nello stesso tempo l’impresa chiese una modifica del quadro economico anche per poter sostenere i costi per la realizzazione della teleferica e, dopo un lungo tira e molla, abbandonò il cantiere lasciando tutti i macchinari in bella mostra. Sono quindi iniziati ricorsi sia al Tar che al tribunale ordinario, mentre il Comune ha nel frattempo nominato la terza ditta in graduatoria (scavalcando la seconda in quanto ritenuta collegata alla prima) per poter continuare il lavoro. Lavoro che non può riprendere a causa del giudizio pendente e neppure i tubolari e i macchinari possono essere rimossi visto che costituiscono elemento di prova nella causa.
Un perito nominato dal giudice nei giorni scorsi ha “visitato” il cantiere con le parti per poter stilare lo stato di avanzamento dei lavori e capire quanto resta ancora da completare. Associazioni di volontariato, ambientalisti, naturalisti, guide, escursionisti, cittadini amanti della propria isola da tempo gridano allo scandalo e parlano di scempio ambientale e danno di immagine. I tempi lenti della giustizia fanno il resto. Una sola parola, meglio di ogni altra, per descrivere tutto questo: vergogna!
(Dall'Informatore Popolare di domenica 10 aprile 2016)

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