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Nuovi dettagli sull’operazione contro la pesca dei datteri di mare: tra gli indagati anche un dipendente della funicolare di Capri, un militare della Guardia Costiera di Portici e un caporal maggiore dell’Esercito. L’ombra dei clan stabiesi sugli affari

Nuovi dettagli emergono in merito alla maxi inchiesta sulla pesca di frodo dei datteri di mare a Napoli e a Capri, coordinata dalla Procura di Napoli, che ha portato ieri all’esecuzione in tutta la Campania da parte della Guardia di Finanza di 19 misure cautelari, tra custodia in carcere, arresti domiciliari, divieto di dimora e obbligo di firma. Innanzitutto l’ombra dei clan sugli affari. Il gruppo stabiese coinvolto nell’inchiesta, accusato di aver saccheggiato negli anni i Faraglioni di Capri oltre ad altre coste della Campania, risulta essere legato con ambienti della camorra degli Imparato, alleato con lo storico clan D’Alessandro di Castellammare.

Tra gli indagati figura anche un dipendente della Sippic, la società che gestisce la funicolare di Capri (azienda del tutto estranea all’inchiesta), Francesco Baldo, alias Baldi, 54 anni, originario di Aversa. Secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe acquistato datteri di mare da un altro degli indagati con l’obiettivo di rivenderli. Per l’uomo è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Indagati, nell’ambito del filone napoletano, anche due militari, destinatari della misura cautelare del divieto di dimora in Campania.

Angelo Esposito, in servizio presso la Capitaneria di Porto di Portici con il grado di sottocapo di prima classe scelto, nocchiere di porto con qualifica di sommozzatore, dovrà difendersi dall’accusa di aver rivelato attività a Pasquale Amato (uno degli arrestati) informazioni riservate, oltre a fornire dettagli «sulle operazioni di polizia giudiziaria della guardia costiera», a proposito di interventi che avrebbero potuto sfavorire le attività del gruppo Amato. Riccardo Ciliberti, caporal maggiore capo scelto dell’Esercito, secondo le ipotesi accusatorie avrebbe aiutato Pasquale Amato ad eludere le investigazioni sul suo conto.

Per tutti gli indagati vale ovviamente la presunzione di innocenza.