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CRONACA

Incidente di Capri, l’inchiesta si focalizza sulle condizioni della ringhiera e sulla manutenzione dei bus. Il padre di Emanuele chiede verità e giustizia

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“Quella ringhiera era fragile, voglio la verità”. Parla Nazareno Melillo, a pochi giorni dalla morte del figlio Emanuele, l’autista di 33 anni deceduto a Capri dopo essere precipitato col bus di linea di cui era alla guida in via Provinciale Marina Grande. “Davanti agli occhi, da giovedì, ho solo il sorriso di mio figlio. Ora non esiste più il mio Emanuele, per me niente ha più senso, faccio quello che devo per dare giustizia alla sua morte”.

L’inchiesta entra nel vivo. I magistrati sono al lavoro senza sosta. Vogliono vedere le carte, andare a recuperare tutti i passaggi amministrativi. Ricostruire contratti, soluzioni aziendali, strette di mano, accordi e transazioni commerciali. Città metropolitana, Regione, Comune. Appalti e trasporti, manutenzione e affari. Si parte da qui, per capire cosa è accaduto a Capri, cosa ha provocato la morte di Emanuele Melillo, un uomo in salute di soli 33 anni, che non sembra sia stato colpito da malori improvvisi. In attesa degli esiti definitivi dell’autopsia, l’attenzione investigativa si sposta – per forza di cose – sul piano strettamente amministrativo.

Due i target dell’indagine: il bus e la ringhiera di contenimento.

Una inchiesta che, in attesa di capire se c’è stato un problema fisico (o una eventuale distrazione) del conducente, ora punta a verificare come sono andate le cose, sotto il profilo della sicurezza dei trasporti, della tutela dei passeggeri e dei semplici cittadini e che tipo di risorse sono state investite in questi anni, a proposito di finanziamenti pubblici.

Inchiesta condotta dagli aggiunti Simona Di Monte e Pierpaolo Filippelli, fascicolo affidato al pm Giuseppe Tittaferrante, la Procura punta ad acquisire le carte.

Si parte da un presupposto: il bus andava piano, procedeva addirittura in salita, a una velocità che non giustifica il dramma. La ringhiera sfondata, di competenza della Città Metropolitana, mostrava i segni del tempo. Quando è avvenuto l’ultimo intervento di manutenzione? Quanto è stato investito? Stesse domande che spingono la Procura di Napoli a puntare i riflettori su un altro versante: quello delle condizioni del bus precipitato. Collaudi e manutenzione nel mirino, nel tentativo di capire se i congegni di frenata fossero in grado di assicurare i doverosi meccanismi di difesa che si addicono a un mezzo di trasporto pubblico. Un’inchiesta che batte, per forza di cosa, anche sulle testimonianze rese da chi era sul bus al momento dello schianto. Obiettivo è capire cosa abbiano visto, quali parole hanno ascoltato prima di precipitare all’interno di un lido balneare.

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