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Omicidio del 32enne di Capri Stefano Federico sul porto di Napoli: la Cassazione conferma le condanne e mette fine alla triste vicenda giudiziaria. Si aprono le porte del carcere per i quattro responsabili
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11/02/2016 - Giovane di Capri pestato a morte sul porto di Napoli, la Cassazione condanna i responsabili e mette fine alla triste vicenda giudiziaria iniziata 5 anni fa. La quinta sezione della suprema corte di Cassazione, primo collegio, ha confermato le condanne a 8 anni di reclusione ciascuno per quattro addetti alla sicurezza del porto di Napoli ritenuti responsabili della morte di Stefano Federico, 32enne di Capri, avvenuta il 16 gennaio 2011 nello scalo marittimo partenopeo al culmine di un pestaggio.
Per il reato di omicidio preterintenzionale in concorso sono stati condannati Marco Gargiulo, 38 anni, Carlo Berriola, 46 anni, Armando D’Avino, 35 anni, e Vitale Minopoli, 48 anni, tutti dipendenti di una ditta privata che si occupa della sicurezza all'interno dell’area portuale di Napoli, per i quali adesso si aprono le porte del carcere.
La vicenda di Stefano Federico, poliglotta, amante delle culture orientali, receptionist in hotel, ragazzo stimato e amato, commosse tutti. Il giovane fu bloccato dagli uomini della security una domenica pomeriggio del gennaio 2011, mentre stava percorrendo a passo svelto un tratto dell'area portuale di Napoli, in prossimità degli imbarchi di Calata Porta di Massa, a poca distanza dal molo di attracco dei traghetti per le isole. Dopo una discussione verbale ci fu una colluttazione e Stefano fu accerchiato e colpito ripetutamente. Morì poco dopo.
Le indagini della polizia marittima consentirono nel giro di pochi mesi di giungere all'individuazione dei responsabili, traditi sia dalle telecamere di sorveglianza sia da alcune preziose testimonianze, per i quali il 9 maggio del 2013 fu emessa in primo grado, dai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, sentenza di condanna a 8 anni di carcere a testa. Il 25 marzo del 2015 le stesse condanne furono confermate anche dai giudici della prima sezione penale della corte d’assise d'Appello di Napoli. Ora la parola fine alla vicenda giudiziaria con la sentenza della suprema corte di Cassazione emessa ieri sera.

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