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Il Comune di Napoli riceve in eredità un lussuoso appartamento in piazzetta Cesare Battisti a Capri, la decisione del tribunale mette fine ad una sfida legale
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08/01/2017 - "Il tribunale dichiara erede universale della signora Bernabei Assunta il Comune di Napoli". Così ha deciso il tribunale, sentenza della quarta sezione civile depositata il 28 ottobre, al termine di una sfida per un' eredità in corso da otto anni. Perché nelle casse di Palazzo San Giacomo entra un bottino di circa 3 milioni di euro di liquidità, ma soprattutto la metà di un asse ereditario di valore: un "immobile a Capri in piazzetta Cesare Battisti, un negozio a Napoli in via Ponte di Tappia, due appartamenti uso ufficio e un deposito in via Roma".
È la volontà della signora Assunta Bernabei, scomparsa nel 2008, moglie di Alfredo Paudice, un uomo che aveva fatto la sua fortuna con le "forniture odontoiatriche". Niente eredi diretti, un figlio che sarebbe morto in giovane età, la signora Bernabei così scrisse nel suo testamento: "Voglio che l' intero patrimonio vada tutto a opere di bene".
In questi casi il diritto parla chiaro: "ai sensi dell' articolo 630 del codice civile significa a favore dei poveri del luogo in cui il testatore ha domicilio al tempo della sua morte e di conseguenza i beni sono devoluti al Comune di Napoli".
Storia a lieto fine? Per nulla. Perché subito dopo la morte della signora, avvenuta l' 1 febbraio 2008, spuntano le cugine di quarto grado. Due donne che danno mandato agli avvocati per impugnare non uno, ma ben due testamenti: quello di Assunta Bernabei e addirittura quello del marito, Paudice, morto nel 2003. Dal 2008 a oggi, la favola dell' eredità lasciata ai poveri si trasforma in una sequela di udienze, perizie calligrafiche, sequestri di conti correnti in banca, lettere al vetriolo di avvocati indirizzate addirittura a Susanna Agnelli, la sorella del patron della Fiat, che è stata presidente di Telethon.
Di fatto quando Paudice muore si scopre che il ricco imprenditore legava "la nuda proprietà" di tutti i suoi beni mobili e immobili all' istituto Telethon di genetica e medicina a Napoli, riconoscendo l' usufrutto alla moglie. La signora non accettava la disposizione del marito, ma raggiungeva presto l' accordo con la fondazione: Bernabei e Telethon si "dichiaravano comproprietarie al 50 per cento del patrimonio di Paudice".
Ma alla morte della vedova, le cugine eccepivano la nullità del testamento di Paudice accusando Telethon di aver "tratto in inganno l' imprenditore". La fondazione chiamava in causa il Comune, per la volontà espressa nel testamento Bernabei. Si costituiva in giudizio l' avvocatura comunale capitanata da Fabio Ferrari. Ora il tribunale ha sentenziato che le due cugine "non sono legittimari in quanto parenti di quarto e quinto grado dell' erede di Paudice, la moglie Bernabei". A nulla è valso anche il tentativo delle cugine di annullare il testamento della Bernabei per "la data apposta da un terzo". Una correzione che "non incide sulla volontà di chi ha fatto testamento", secondo il giudice.
Il verdetto è chiaro: "Il Comune ha diritto a ottobre dalle presunte eredi la restituzione dei beni della signora Bernabei.".
(Fonte: La Repubblica Napoli)

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