Vedi il giornale
in formato PDF

ARCHIVIO ONLINE
Informatore Popolare

SCRIVI IN REDAZIONE








Errori, guasti e amnesie: il giallo del primario annegato al largo di Capri. Il pm valuta l'accusa di naufragio colposo
foto

04/08/2017 - Aveva da poco avvertito il padre che la battuta di pesca era finita e che stavano rientrando. Il clima era buono, sereno lo spirito a bordo - ha chiarito uno dei due sopravvissuti - nessuna complicazione in vista. Nulla avrebbe fatto presagire il dramma che si sarebbe abbattuto sul loro tragitto di lì a poco.
Parliamo della fine di Silvio Iodice, primario di otorinolaringoiatria al Cardarelli, novantenne amante del mare e della natura, scomparso nelle acque al largo di Capri la notte tra il 13 il 14 luglio. Un dramma per molti versi tinto di giallo, dovuto - in mancanza di altre ipotesi - all' improvviso guasto dei motori della barca usata dal primario per la sua ultima battuta di pesca. È questa la prima ricostruzione offerta dai due sopravvissuti, i compagni di viaggio di Iodice, che hanno resistito ventiquattro ore a galla prima di essere salvati dagli uomini della capitaneria di porto. Dalle loro dichiarazioni, ha preso le mosse un' inchiesta per naufragio colposo condotta dal pm Emilia Galante Sorrentino, magistrato in forza al pool del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, che punta a fare chiarezza sulla fine del primario, sull' improvvisa colata a picco di una barca che da poco era stata collaudata. Parliamo della «Again», imbarcazione di nove metri partita da Nisida lo scorso 13 luglio.
Iodice non era solo, ma viaggiava assieme al 29enne Danilo Piscopo, accompagnatore e pescatore di professione, e al 70enne Vincenzo Solano. Due testimoni, due sopravvissuti, che hanno ricostruito gli ultimi momenti di vita del primario. Lo hanno fatto in due momenti diversi: alla capitaneria di porto, subito dopo essere stati tratti in salvo dopo una notte in balìa delle onde, al largo di Capri; e, in un secondo momento, alla polizia giudiziaria, appena pochi giorni fa, tornati in pieno possesso del proprio equilibrio psicofisico. Due fasi diverse che possono rendere comprensibili le discrasie emerse agli occhi degli inquirenti nel racconto fatto dai due sopravvissuti, in uno scenario in cui sono pochi i punti fermi. Manca il corpo di Iodice (motivo che ha spinto il pm a non iscrivere il fascicolo per omicidio colposo); manca anche il relitto, nessuna traccia dei resti della «Again» inabissati in uno dei punti più profondi del golfo di Napoli. Ma torniamo al racconto dei due sopravvissuti, al pomeriggio del 13 luglio scorso: la giornata sta volgendo al termine, Danilo Piscopo chiama il padre per avvisarlo che di lì a poco avrebbero fatto ritorno a Nisida, quando accade l' irreparabile. In sintesi, il natante non parte, il motore resta spento: poi ha cominciato a imbarcare acqua, tanto da mettersi in verticale rispetto alla superficie del mare e colare a picco. Tutto in una manciata di minuti, tutto senza neppure riuscire a lanciare l' sos. Cosa accade in quelle ore? E soprattutto: che fine fa il primario? Siamo nella «secca delle vedove», tra Capri e Ischia, quando la situazione precipita. Stando al racconto reso alla capitaneria di porto, l' anziano pescatore sarebbe stato l' ultimo ad abbandonare il natante, rimanendo però aggrappato ai pochi oggetti rimasti in superficie. Un punto controverso, ancora poco chiaro. In un primo momento, i due sopravvissuti parlano di una serie di oggetti usati come ciambelle di salvataggio, che avrebbero consentito ai tre naufraghi di rimanere vicini l' uno all' altro. In un secondo interrogatorio resta più sfumata e meno chiara la presenza del primario accanto ai due superstiti. Ricordi resi meno nitidi anche dalla difficoltà di quantificare il tempo trascorso tra le onde: «Dopo sei o sette ore abbiamo perso di vista il professore», dice uno dei due superstiti. Ma appare ovvio che il calcolo del tempo, in certe condizioni resta sempre approssimativo. Poi è calato il buio, una notte di disperazione nella consapevolezza di essere trascinati al largo dalle correnti. Ma cosa ha fatto andare a picco la barca? Difesi dai penalisti Giovanni Cerino e Fabrizio D' Urso, i parenti del primario scomparso chiedono chiarezza.
Probabile che il motore sia andato in tilt, aprendo una falla all' interno del natante, che si è via via impennato fino ad essere inghiottito nella secca delle vedove. Ma non era stato revisionato da poco? Possibile che un guasto abbia provocato una tragedia in pochi minuti? Dal racconto dei due testimoni (al momento parte offesa nel fascicolo aperto contro ignoti, ndr) alla necessità di ritrovare il natante: anche per rispondere a domande che sono in tanti ora a porsi.
Fonte: Il Mattino

© notizia protetta da copyright


CONDIVIDI QUESTA NOTIZIA





Tutte le notizie archiviate >>>






Youtube

DOVE DORMIRE
 
INFORMAZIONI
4
4
 



Caprinews.it by Com.Invest s.r.l. - P.I. 04764940633 - Capri, Via Li Campi 19 - 80073 - Capri -- contattaci: La redazione