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Camorra, racket e traffico di droga: smantellata a Napoli organizzazione criminale. Richieste estorsive anche ad una pizzeria con sede ad Anacapri

Ha un’appendice caprese, in particolare anacaprese, la vasta operazione anticamorra portata a termine questa mattina a Napoli dai carabinieri che, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno smantellato un gruppo criminale dedito al traffico di armi e droga e alle estorsioni alle pizzerie e agli esercizi commerciali. Il titolare della pizzeria “Il Presidente”, con sede a Napoli e ad Anacapri, sarebbe stato vittima di richieste estorsive, come emerge dalle intercettazioni degli inquirenti, intensificate proprio dopo l’apertura dell’attività sull’isola. “Ha aperto anche a Capri e quindi paga di più”, dicevano gli affiliati al clan intercettati.

Ma andiamo con ordine.

I carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Centro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno eseguito oggi 22 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, ritenute affiliate al clan Sibillo, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, porto abusivo di armi e di avere imposto il racket agli esercizi commerciali del centro storico del capoluogo campano. Le indagini hanno rivelato come Pasquale Sibillo, fratello di Emanuele, boss della cosiddetta “paranza dei bambini”, ucciso in un agguato a 19 anni il 2 luglio del 2015, controllasse ancora gli affari illeciti del clan, nonostante sia in carcere.

Tra i 22 destinatari della misura cautelare in carcere 7 sono donne. Donne che hanno ricoperto ruoli di primo piano all’interno della cosca che controlla i Decumani di Napoli. Mogli, compagne e fidanzate di boss in carcere o liberi, e in grado di veicolare all’esterno del carcere i messaggi o di gestire personalmente lo spaccio, ma anche di convocare le vittime di estorsione. La prima fonte di guadagno, cosi’ come risulta dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Tommaso Perrella, è proprio il commercio al minuto di cocaina e hashish, principalmente in via dei Tribunali.

Quindi, le richieste di ‘pizzo’ ai commercianti dei Tribunali ma soprattutto alle pizzerie. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali nel marzo 2017 di conversazioni tra i maggiori affiliati alla cosca, tra cui Francesco Pio Corallo, Ciro Mariglioni, Giovanni Matteo e Luca Capuano, e’ emerso che pagavano tutti: la pizzeria Di Matteo “che ha dato prima 500 e poi altre 300”, la pizzeria Sofia, “che ha dato mille euro”, e quella del Presidente “che ha aperto anche a Capri e quindi paga di più”.

“Almeno altri mille euro li deve dare, visto che si è aperto la pizzeria a Capri e sta facendo soldi a tonnellate”, dicevano, riferendosi al proprietario della pizzeria “Il Presidente”, Giovanni Matteo e Giovanni Ingenito, cugini del boss Pasquale Sibillo che, nonostante la carcerazione, continuava a guidare il clan da dietro le sbarre.