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Vacanza da incubo in Spagna per due anacapresi: “Noi, a Barcellona, scambiate per ladre, inseguite, braccate e perquisite”. Chiesto l’intervento del consolato

Da Capri a Barcellona, la vacanza diventa un incubo. Parla in questi termini una signora di Anacapri che, insieme alla figlia, ha trascorso alcuni giorni da turista in Spagna. Una vacanza per le due donne rovinata da un incredibile fuori programma: fermate da un vigilante e “consegnate” alla polizia in quanto accusate – ingiustamente – di aver derubato alcuni turisti spagnoli ad una fermata del bus.

Sono le stesse vittime di questa disavventura a raccontare dettagliatamente quanto accaduto in un esposto che la mamma, anche a nome della figlia, ha trasmesso, via mail, al consolato d’Italia a Barcellona.

“Il 4 novembre – si legge nel documento – ero a Barcellona per vacanza con mia figlia; alle ore 14.30 dello stesso giorno io e mia figlia ci trovavamo all’esterno della Sagrada Familia per visita programmata di lì a poco. Ad un certo punto, con fare minaccioso, un gruppo di turisti spagnoli, precedentemente incontrati ad una fermata del bus Barcellona Bus Turistìc, ci inseguiva asserendo di essere stati da noi derubati del loro denaro richiedendo l’intervento della polizia”.

“Un vigilante della sicurezza della Sagrada Familia – continua la signora – ci ha così braccato costringendoci a rimanere ferme ed intimandoci di restituire la presunta refurtiva, dando per scontato che noi fossimo delle ladre e senza darci possibilità di parlare italiano o inglese o di poter utilizzare il cellulare, credendo che noi mentissimo ed alludendo che stessimo capendo perfettamente lo spagnolo. L’atteggiamento del vigilante è stato altamente irriverente ed arrogante e siamo state oggetto di attenzione della pubblica piazza. Per quale motivo non ci hanno spostato in un luogo tranquillo a riparo da occhi indiscreti?”.

“All’arrivo della polizia, dopo più di mezzora, siamo state perquisite e poi giustamente rilasciate, data la nostra innocenza”, prosegue la donna nell’esposto.

A conclusione della missiva inviata al consolato si richiedono “i contatti e le generalità del vigilante privato della Sagrada Familia e anche delle persone che ci hanno accusato ingiustamente per poter adire le vie legali, a tutela della nostra dignità di turiste danneggiate in una vacanza diventata un incubo”.