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La gioia dei genitori del piccolo Alex: “Abbiamo raggiunto la punta dell’Everest, ora la lenta discesa”

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“La decisione di utilizzare il volto di nostro figlio per una campagna di sensibilizzazione è stata sicuramente sofferta, però è stata una scelta che abbiamo ritenuto indispensabile per dare un volto a quella che era la nostra situazione, per far vedere che stiamo parlando di un bambino che ha gioia e voglia di vivere e per il quale serviva una mano. Siamo felici e orgogliosi per quello che gli italiani hanno messo in campo nelle piazze o nei centri trasfusionali e del gesto d’amore che hanno dato, che stanno dando e che spero continuerà”. Lo ha detto Paolo Montresor, padre di Alex, il bimbo affetto da una malattia genetica rara, che è stato protagonista di una partecipatissima mobilitazione per la ricerca di un donatore di midollo osseo compatibile e che è stato sottoposto con successo a un trapianto di cellule staminali.

“La cosa bellissima di Alessandro è che è un bambino felice – ha continuato il papa’ di Alex -. Anche quando stava male la cosa che mi ha insegnato è che è più forte di me e non ha mai pianto. Lui adesso continua a sorridere e a giocare, è desideroso di uscire. Non potrà ancora giocare con i suoi amichetti, perché dobbiamo tenere delle precauzioni per i prossimi mesi, però l’obiettivo è quello di fargli recuperare il prima possibile questo anno”.

«Siamo stati affascinati dall’empatia dall’impegno e la passione che tutte le persone del Bambino Gesù mettono nel seguire i casi. Ci auguriamo continuo sempre in attività di sperimentazione ed evoluzione medicina. Ci auguriamo di avere raggiunto la punta dell’Everest e lentamente scendere», ha detto il papà di Alex. Paolo Montresor è veneto, mentre la moglie Cristiana Console è napoletana residente a Capri.

La famiglia non nasconde la gioia e l’entusiasmo.

Commossa anche la ministra della Salute Giulia Grillo: «Mi sono immedesimata in questi genitori perché sono divenuta mamma da poco».

Quello del piccolo Alex è un caso molto raro, che si presenta ogni 50mila bambini nati: in Italia, ce ne sono 10-12 l’anno, ha spiegato il professor Locatelli, che ha operato il piccolo. «Alessandro – ha spiegato – ha beneficiato di un farmaco che era in sperimentazione poi approvato a novembre. Questo ha consentito ad avere ottimo controllo malattia, senza dovere essere trattato con chemioterapia prima del trapianto. I colleghi di Londra hanno seguito in modo perfetto tutti i passi, cercando compatibilità per trapianto anche nella lista donatori midollo osseo. In Italia c’è stata una grande mobilitazione importante che potremmo definire biosolidaristica, ma non si sono trovati donatori compatibili. A quel punto è stato trasferito a Roma. Abbiamo fatto screening a mamma e papà, poi abbiamo valutato che il papà fosse il donatore più adatto. Abbiamo così proceduto a infusione cellule padre opportunamente manipolate, rimosso particolare tipo di linfociti».

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