LA LETTERA Lavoratori stagionali: su barche diverse, siamo tutti nello stesso mare
19 Aprile 2020
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Egregio Direttore,
prima di ogni altra cosa, desidero ringraziarla per avermi concesso questo spazio all’interno del suo giornale. Il mio è il tentativo di rendere ancor più visibile la condizione dei tantissimi lavoratori stagionali dell’isola di Capri, specie di quelli non ancora tutelati dai provvedimenti sinora emanati, che come i loro datori di lavoro si trovano oggi in una situazione che non è esagerato definire drammatica.
Ci sono territori (non molti e facilmente identificabili in Italia), tra cui Capri per l’appunto, dove è priva di qualsiasi senso la suddivisione per tipologia produttiva e dove i codici Ateco non possono essere considerati la base per la realizzazione degli interventi a sostegno del reddito, così come è avvenuto sia per il decreto “Cura Italia” che per il Piano Regionale. In questi luoghi tutte le imprese e tutti i lavoratori sono legati in maniera indissolubile al turismo, compresi i tantissimi lavoratori facenti parte dell’indotto (artigiani, commercianti, trasporti, industria, ecc..) a cui il decreto non fa riferimento. È quindi opportuno che nei piani di intervento, a qualsiasi livello essi siano emanati, si tenga conto della peculiarità di tali “aree a totale vocazione turistica”, dove esiste un rapporto imprescindibile tra l’andamento della stagione e l’economia dell’intero territorio, con l’estensione degli stessi diritti per tutti, senza distinzione di settore produttivo di impiego.
Una cifra per tutte: gli stagionali in Italia sono all’incirca 550.000, mentre il decreto legge “Cura Italia” ha interessato 150.000 lavoratori!
I lavoratori esclusi sino ad oggi da qualsiasi aiuto da parte dello Stato, in prossimità dell’emanazione dei nuovi provvedimenti previsti dal Governo, stanno cercando di ottenere, attraverso accorati appelli indirizzati a tutte le istituzioni, che tale intervento normativo venga esteso a tutti i lavoratori che hanno stipulato un contratto di tipo STAGIONALE e A TEMPO DETERMINATO (ulteriore ed assurda discriminazione operata dagli interventi normativi), non solo a quelli individuati in precedenza.
Come Gruppo Lavoratori Stagionali-Capri, ci siamo rivolti ai Comuni, alla Regione, alla Presidenza del Consiglio, all’Ancim ed a numerosi parlamentari inviando mail nel tentativo di far comprendere le reali dimensioni di un problema che, se non affrontato nella giusta maniera, potrebbe lasciare enormi “macerie sociali”.
Nello stesso tempo, attraverso i social network, abbiamo cercato di “serrare i ranghi” contrapponendo alla “guerra tra poveri”, creata dalla distinzione tra le categorie di lavoratori, la ferma volontà di unirsi per il bene comune, in base a quel sentimento di altruismo che dovrebbe caratterizzare l’operato di ognuno di noi, insegnamento che avremmo dovuto ricavare da questa immane tragedia.
Abbiamo, inoltre, suggerito e sollecitato interventi nell’ambito delle problematiche legate a: affitti delle abitazioni e delle attività commerciali, utenze domestiche e commerciali, promozione delle assunzioni di personale residente, revisione dei benefici collegati alla Naspi. Facciamo nostra anche l’idea, lanciata in altri settori, dell’impiego dei lavoratori beneficiari degli aiuti statali, che non trovino una occupazione alternativa, in attività di pubblica utilità, proprio in nome di quel senso di dignità ed utilità sociale che il lavoro rappresenta per ogni essere umano.
Oltre al pericolo del virus, che resta sicuramente primario, scongiuriamo chi ne è responsabile di affrontare e sconfiggere un altro temibile avversario: la burocrazia. Forse questa Repubblica ha dimenticato che le sue fondamenta sono riposte nel lavoro ed ha incentrato tutte le sue attività su questo lentissimo e pauroso sistema formalista, pedante, fiscale sino all’inverosimile, che in un periodo di così grave crisi basa ancora le proprie azioni su istruttorie, autorizzazioni, livelli di reddito inverosimili (ISEE), giungendo sino all’applicazione cieca e priva di buonsenso di norme che ci sembrano così tanto distanti dalla vita reale, da cui “i palazzi” e le loro emanazioni si sono allontanati in maniera abissale.
Lavoratori e datori di lavoro sono uniti dalla comune volontà di poter riprendere al più presto il proprio impiego, riappropriandosi appunto della propria dignità, ma comprendono le grandi difficoltà di ordine sanitario ed economico che condizioneranno la ripresa delle attività e temono che l’assenza di aiuti, progetti e strategie possano danneggiare in maniera profonda ed irreversibile la vita di tanti nuclei familiari, almeno sino alla prossima stagione estiva.
Forse la “Fase 2” fa più paura della “Fase 1” perché non dovremo difendere qualcosa, ma conquistarla ed in quell’occasione si dovrà necessariamente fare “gioco di squadra”, essere uniti per raggiungere l’obiettivo della ricostruzione, mettendo da parte personalismi, prese di posizioni e divisioni che ancora oggi incomprensibilmente emergono.
Com’è normale che sia, dopo un dramma di proporzioni umane, sociali ed economiche così gravi le aspettative e le speranze sono davvero tante, fra tutte quella di poter far ripartire il “motore” dell’isola al più presto possibile, pur nella consapevolezza di una stagione “in rosso”. In questo gli interventi a sostegno delle aziende (annullamento o ragguardevole diminuzione per l’anno in corso della tassazione nazionale e locale, slittamento di quella relativa allo scorso anno, concrete agevolazioni su linee di credito e contribuzione sociale, etc.) saranno fondamentali così come quelli in soccorso di noi lavoratori, perché consentiranno agli imprenditori di poter riaprire le attività, dando così continuità al circolo virtuoso assunzioni-stipendi-consumi e sortendo, a mio avviso, anche un notevole impatto psicologico, proiettandoci verso la “normalità”.
A proposito di questo, sarebbe opportuno cogliere l’occasione che gioco-forza si presenta per poter rivedere, sotto tanti aspetti (sostenibilità ambientale, qualità dell’offerta turistica, durata della stagione, etc.), l’organizzazione del sistema economico di Capri; in tal senso sarebbe auspicabile la realizzazione di un tavolo di concertazione che possa riunire tutte le forze dell’isola, non da ultimo i lavoratori, affinché si compiano di comune accordo i passi necessari alla ripresa.
Nel messaggio che il Presidente Conte ha consegnato alla nazione è stato detto: “Nessuno sarà lasciato indietro”, ebbene è il momento di passare dalle parole ai fatti, non trascurando niente e nessuno.
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