Roberto Ippolito sceglie Capri, l’isola seduttrice del poeta cileno, per presentare il libro-denuncia “Delitto Neruda”
4 Agosto 2020
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Capri e Pablo Neruda: un legame eterno. L’isola, cantata in versi immortali dal poeta come la “regina di roccia” e la “cattedrale marina”, gli dedica una giornata speciale con lo scrittore Roberto Ippolito. Venerdì 7 agosto 2020 alle 19.00 Ippolito presenta il suo libro-denuncia “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere; sulla copertina si legge “Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet”. E un’ora prima, alle 18.00, guida una passeggiata nei luoghi vissuti dal Premio Nobel nel 1952 “sviluppando la felicità” ma anche “il dolore” durante l’esilio, come ricordato da lui stesso. Il doppio appuntamento è organizzato della Città di Capri, a cura dell’Assessorato alla Cultura.
“Delitto Neruda”, viene proposto nella Sala “L. Pollio” presso il Centro Congressi, in via Sella Orta 3 (a 150 metri dalla Piazzetta), con la conduzione di Luciano Garofano e l’intervento di Renato Esposito, entrambi esperti della presenza di Neruda a Capri e più in generale della sua storia. L’allestimento della sala è previsto con il rispetto di tutte le regole di sicurezza sanitaria.
L’appuntamento per la passeggiata nell’isola seduttrice del poeta insieme a Roberto Ippolito è ai Giardini della Flora Caprense, in via Sella Orta 3. Lo affiancano Luciano Garofano e Renato Esposito. In particolare quest’ultimo ricorderà l’intensità del rapporto con Capri dove sbocciò l’amore per Matilde Urrutia, diventata poi sua moglie, e dove scaturì l’ispirazione per un’opera come “I versi del capitano”. Durante la camminata si toccherà in particolare Casetta Arturo, messa a disposizione dallo scrittore e naturalista Edwin Cerio, Via Tragara e i Faraglioni.
Sono luoghi che il nipote Rodolfo Reyes e la compagna Elisabeth Flores, in visita a Capri nel 2017, hanno ripercorso, con lo stesso incanto del poeta e con l’emozione di ripetere i suoi passi. Sulla fascetta di “Delitto Neruda” ci sono le parole proprio di Rodolfo Reyes: “Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo”.
Con le pagine del suo libro, Roberto Ippolito fa rivivere e conoscere la tragica sorte del poeta, mettendo insieme gli episodi, i versi, l’allegria e l’orrore. L’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, in Cile, l’11 settembre 1973, è la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.
Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.
Il libro, che viene presentato a Capri, è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.
“Delitto Neruda” raccoglie i forti apprezzamenti di tutti gli ambienti culturali. Quelli degli scrittori Giancarlo De Cataldo e Diego De Silva, lettori in anteprima, sono sulla quarta di copertina. Dice De Cataldo: “Chi uccide un poeta uccide la libertà. Roberto Ippolito firma un’inchiesta stringente e appassionante sulla misteriosa morte di Pablo Neruda”. Osserva De Silva: “Ippolito raccoglie i fatti e li processa, li ricompone, li inchioda. Sembra di essere davanti a una fedele applicazione del principio pasoliniano del sapere fondato sulla ricerca intellettuale. Solo che qui ci sono anche le prove”.
Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, conoscitore del mondo letterario, organizza eventi che portano la cultura fra la gente nei luoghi più vari: centri commerciali, mondiali di nuoto, navi, aeroporti, scuole, pullman (per il giro a tappe “conPasolini”), musei, siti Unesco. Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”, con attenzione ai grandi fatti globali. È stato editor del Festival dell’economia di Trento. Ha dato vita al “Tour del brutto dell’Appia Antica”. È stato direttore della comunicazione di Confindustria e direttore delle relazioni esterne dell’Università Luiss di Roma, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.
Autore di libri d’inchiesta di successo, ha pubblicato “Evasori” (Bompiani 2008), “Il Bel Paese maltrattato” (Bompiani 2010) e, con Chiarelettere, “Ignoranti” (2013), “Abusivi” (2014) ed “Eurosprechi” (2016).
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