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CRONACA

La vendetta del boss, in un saggio romanzato la storia di Giuseppe Salvia servitore coraggioso dello Stato ucciso dalla camorra

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E’ uscito il libro di Antonio Mattone “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia” (Guida Editori). Si tratta della storia del vicedirettore del carcere di Poggioreale, originario di Capri, a quarant’anni della sua uccisione.

Il volume, con la prefazione di Andrea Riccardi, contiene l’ultima intervista esclusiva rilasciata dal boss Raffaele Cutolo, mandante del delitto, che Mattone ha incontrato nel supercarcere di Parma, e il racconto del killer Mario Incarnato, che partecipò all’agguato.

Il caprese Giuseppe Salvia (alla cui memoria sono intitolati sia il carcere di Poggioreale a Napoli che la scuola di Tiberio a Capri) era un fedele servitore dello Stato che, lasciato solo da tutti, cercò di contrastare il potere che il più grande criminale della storia repubblicana stava costruendo all’interno del penitenziario napoletano ma pagò il suo coraggio con la morte nel 1981 ad opera della Nco.

Il saggio romanzato ripercorre la storia del vicedirettore del carcere di Poggioreale e contiene anche una descrizione della vita nel carcere di quegli anni, con un collegamento ad alcuni avvenimenti che accaddero in quel periodo, come il rapimento di Ciro Cirillo.

“Oltre agli atti del processo, ho potuto consultare i registri del carcere di Poggioreale di quel periodo – ha detto l’autore – e ho intervistato 90 persone: familiari, avvocati, amici di infanzia, colleghi del carcere, agenti penitenziari e carcerati dell’epoca, ex-terroristi, magistrati, inquirenti. Una grande riconoscenza sento per Giuseppina Troianiello, moglie di Salvia, e per i figli Antonino e Claudio con cui ho condiviso l’idea e i diversi momenti della stesura del volume. Attraverso i loro racconti ho potuto conoscere un fedele servitore dello Stato, il cui esempio parla ancora alle generazioni di oggi. Un ringraziamento particolare va a Lorenzo Mattone, autore della bellissima copertina, e all’editore Diego Guida, che ancora una volta ha creduto in un mio lavoro”.

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