Inchiesta sui lavori al Centro Congressi di Capri e sulla staticità della struttura: scagionato l’architetto Stroscio, il giudice archivia il procedimento penale
20 Novembre 2021
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Si conclude positivamente per l’architetto Massimo Stroscio, già funzionario responsabile dell’ufficio tecnico della Città di Capri, il procedimento penale che lo vedeva indagato, in ordine ai reati di cui agli articoli 476 e 479 del codice penale (falsità materiale e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici), relativamente ai lavori di adeguamento e messa a norma dell’immobile comunale Centro Congressi, in via Sella Orta, appaltati nel 2013 dal Comune di Capri. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Gianluigi Visco, nel condividere la richiesta formulata dal pm Stefania Di Dona, titolare del fascicolo, ha scagionato l’indagato e ha disposto l’archiviazione del procedimento ritenendo che non ci fossero elementi idonei a sostenere l’accusa nel processo penale.
LE INDAGINI.
L’inchiesta della Procura di Napoli, condotta dal pm Di Dona della seconda sezione e affidata per delega alla tenenza di Capri della Guardia di Finanza, prese il via a seguito di un esposto anonimo sui lavori al Centro Congressi. In particolare, le verifiche si sono concentrate sul profilo attinente la staticità del fabbricato.
Come emerso dalla documentazione acquisita dagli inquirenti in sede di indagini, l’impresa edile appaltatrice era la Icoge srl di Napoli, il progettista e direttore dei lavori l’ingegnere Bruno Gaeta (successivamente defunto), il rup e responsabile dell’ufficio tecnico l’architetto Massimo Stroscio (indagato nel procedimento) e il collaudatore l’architetto Donatella D’Angelo, poi sostituita – a seguito di una contestazione del Comune per la non ultimazione dei lavori in tempo – dall’architetto Maria Chianese. La D’Angelo, rispondendo alla contestazione del Comune, aveva attribuito il ritardo alla incompletezza della documentazione messa a sua disposizione dall’ente per poter effettuare il collaudo.
Nell’ambito dell’attività istruttoria effettuata su delega dalla Guardia di Finanza l’attenzione era andata ad un verbale, a firma di Massimo Stroscio, del 10 settembre 2015, certificativo dell’agibilità del fabbricato, laddove la pg riteneva che la sua qualità di responsabile dell’ufficio tecnico nonché la sua qualifica di rup per i lavori in questione creassero una posizione di incompatibilità con tale certificazione; di qui l’iscrizione nel registro degli indagati per falso. Successivamente la Chianese aveva redatto il collaudo relativo alla messa in sicurezza degli impianti, come emerso sia dalle relazioni firmate dalla professionista sia dal verbale di sommarie informazioni nel quale esprimeva parere in ordine anche a profili inerenti la sicurezza del fabbricato.
Il pm, nella richiesta di archiviazione, ha evidenziato che l’immobile oggetto dei lavori era già esistente e che nessun lavoro aggiuntivo è stato effettuato che necessitasse di collaudo statico e di deposito di calcoli al genio civile (contrariamente a quanto ritenuto dalla pg), operazione quest’ultima resa necessaria al momento della costruzione dell’immobile e non per effettuare gli interventi edili in questione. Inoltre, il magistrato ha rilevato che il certificato evidenziato dalla Guardia di Finanza a firma di Stroscio non è attinente alla staticità del fabbricato ma alla agibilità dello stesso.
L’ARCHIVIAZIONE.
Alla luce di quanto emerso, il pm Di Dona non ha ritenuto né utile proseguire le indagini nel senso richiesto dalla pg né possibile fondare accusa in giudizio nei confronti dell’indagato per il reato di falso né, da un’attenta disamina dell’attività investigativa compiuta, il magistrato ha ravvisato altre ipotesi di reato a carico di Stroscio o di altri.
La richiesta di archiviazione avanzata dal pm è stata accolta in pieno dal gip che ha firmato il relativo decreto e disposto quindi la chiusura del procedimento.
LA GIUSTIZIA-LUMACA.
Infine, l’amara constatazione sui tempi biblici della giustizia italiana. Basta concentrarsi su queste poche date. I lavori oggetto di indagine vengono appaltati nel 2013, l’inchiesta giudiziaria ha inizio nel 2015, il 15 maggio del 2020 arrivano le conclusioni del pm con la richiesta di archiviazione, il decreto di archiviazione viene firmato dal gip il 22 settembre 2021, il fascicolo è chiuso il 19 ottobre 2021.
Otto anni dall’inizio dei lavori e sei anni dall’apertura dell’inchiesta non per arrivare a una sentenza ma soltanto per stabilire che non sarà necessario il processo e che le indagini possono essere chiuse perché non emergono elementi per esercitare l’azione penale.
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