A Capri sulle orme di Tiberio. Il viaggio sull’isola raccontato da Renata Rusca Zargar
16 Maggio 2022
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Riceviamo e pubblichiamo.
Finalmente, arrivo in vista di Capri con l’aliscafo da Napoli.
Ed eccola là, l’isola, proprio davanti alla prua, con la sua forma di panettone doppio che si allunga impervio tra le onde.
Non è la mia prima volta ma ora sono alla ricerca delle tracce di Tiberio: perché mai un imperatore romano avrebbe lasciato Roma, la città più bella del mondo, per venire a vivere e a governare da qui il suo grande Impero?
Siamo solo a maggio, ma già i turisti affollano il porto di Marina Grande diretti, chissà, alla famosa Piazzetta dove si incontrano i vip, ad affollare le vie dello shopping firmato o, infine, ad ammirare da lontano i faraglioni dove vive la lucertola blu.
A Capri nulla è scontato, persino la lucertola ha voluto prendere il colore del mare che abbraccia la terra con immaginifici riflessi che vanno dal blu al verde limpido e all’azzurro della grotta più famosa.
Rimango a guardare ammaliata i taxi scoperti, rossi, bianchi, lunghi macchinoni sontuosi. Uno si chiama persino “Tiberio”, perché qui l’imperatore è sfruttato come una fantasiosa attrattiva turistica.
Tiberio, infatti, aveva ben dodici ville a Capri: la più importante era dedicata a Giove, Jovis, e si trovava proprio in cima a un’altura. Di là egli poteva scorgere la costa campana e comunicare con i suoi domini usando semplicemente il faro. Ma nell’isola si favoleggia, scherzandoci, del famoso “salto di Tiberio” a picco sulla scogliera: di là veniva gettato, per frantumarsi sugli scogli ed essere inghiottito dal mare, chi doveva subire una punizione. Certamente, dato che i Romani non erano affatto teneri e uccidevano amici e nemici senza pietà, Tiberio avrà fatto condannare a morte molte persone.
Ma, forse, da quella cima, avrà fissato pure infinite volte lo sguardo in alto per rivolgere una preghiera alle stelle che governano la vita degli esseri umani. Poi, si sarà girato all’intorno, all’orizzonte del mare, alle forme sinuose della costa, alle nuvole in cielo, alla vegetazione rigogliosa e profumata, ai colori rassicuranti dell’universo tutto mentre la pace gli scendeva nell’animo. Povero Tiberio, bambino infelice prima e uomo mai amato dal patrigno Augusto, in seguito.
Eppure, Capri gliel’aveva mostrata proprio Augusto che ne aveva fatto una sua proprietà privata.
Dunque, Capri è storia, la nostra storia.
Ma non solo. Capri è trionfo di alberi, arbusti, erbe, fiori, è profumo di limoni, mare fertile di pesci, molluschi e crostacei, è nelle ripide scogliere dove solo le capre hanno il coraggio di avventurarsi.
Capri è ancora fascino e bellezza naturale, nonostante le tantissime ville di personaggi celebri di ogni parte del mondo di oggi ma soprattutto di ieri, quando ci si rifugiava sull’isola per godere di una vita a pieno titolo.
Nei giardini di Augusto, oltre alla vista mozzafiato sui faraglioni, ho ritrovato le simboliche e sinuose installazioni dell’artista Claudio Carrieri, di Savona. È sempre un’emozione osservare i lavori di Carrieri, ma ambientati in questo sito appaiono davvero mitici.
Infine, la gente dell’isola è amichevole, gentile, accogliente.
Lo dimostrano persino le piastrelle di ceramica che indicano il numero delle abitazioni ma anche le caratteristiche della famiglia (come, ad esempio, “Casa Amore e Musica”).
Lo dimostra il personale locale dell’Agenzia Campania Turismo che, assai disponibile, risponde a chi ha bisogno di una semplice informazione ma anche a chi chiede di più: un suggerimento, forse, un libro, una storia…
Ad Anacapri (altro comune dell’isola), inoltre, si può andare in seggiovia sulla cima del Monte Solaro per deliziarsi della vista sul golfo.
E si può persino incontrare la poetessa Annalena Cimino. Famosa in tutta Italia, vincitrice di innumerevoli premi, Annalena è la poetessa dell’Amore. Nei suoi versi c’è il calore del sole e dei sentimenti di questa terra. “Non chiedermi perché, / era scritto nel destino, / forse in una favola antica, / in un libro con pagine bianche, / tra nuvole e pianeti. […]” ella scrive “Danzava il vento / tra mille lune morte / sembrava volesse consolare / il pianto del mare, / tra le onde impetuose / argentee scie / e candida schiuma, […]” (Annalena Cimino “Ali d’un sogno Poesie” Intermedia Edizioni, 2020)
In conclusione, dopo aver calcato vie e sentieri, dopo aver scoperto angoli di vicoli che si inerpicano con i fiori abbarbicati alle ringhiere, dopo aver visitato i musei, allora è necessario fare il giro intorno all’isola in barca.
La Cooperativa Motoscafisti di Capri accompagna, appunto, gruppi di turisti che desiderano cingere da fuori questo Eden, avvicinarsi alle tante grotte, ai faraglioni, incontrare gli yacht dei ricconi alla ricerca anch’essi di una bellezza unica.
Tiberio si bagnava nella magica Grotta Azzurra, piastrellata dai suoi artigiani, attorniato da straordinari riflessi celesti e da splendide statue: praticamente, allora, il sito era una grande piscina privata. Attualmente, l’acqua non è più così bassa ma le barche sanno farci rivivere ancora la profonda cultura di quel tempo che, oggi, sembriamo aver del tutto dimenticato.
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