Incidente del bus a Capri e morte di Melillo: la Procura chiede il rinvio a giudizio di un medico, del legale rappresentante dell’Atc e di un funzionario della Città Metropolitana
3 Marzo 2023
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Se fossero stati eseguiti i prescritti controlli sull’autista e sulle ringhiere della strada provinciale 66, l’autobus, quel tragico 22 luglio 2021, non sarebbe precipitato: ne è convinta la Procura di Napoli (sostituti procuratori Maurizio De Marco e Giuseppe Tittaferrante) che ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone indagate per quel terribile incidente avvenuto a Capri, sulla via provinciale Marina Grande, in cui rimasero feriti 23 passeggeri ma soprattutto in cui perse la vita Emanuele Melillo, l’autista del bus della compagnia di trasporti locale Atc.
Le richieste di rinvio a giudizio riguardano il medico a cui la società di trasporto aveva delegato la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, il legale rappresentante della stessa Atc e un funzionario della Città Metropolitana di Napoli.
Il legale rappresentante dell’azienda di trasporti avrebbe, secondo i magistrati, mutato le mansioni di Melillo, da addetto alla biglietteria a conducente, senza sottoporlo a specifiche visite che avrebbero potuto invece evidenziare la sua inidoneità: “il giovane era invalido al 50% ed era anche un assuntore di cocaina”, secondo gli inquirenti.
Al medico invece gli inquirenti contestano di avere omesso di richiedere al datore di lavoro di Emanuele gli elenchi dei lavoratori e delle relative mansioni per sottoporli alla obbligatoria sorveglianza sanitaria. Inoltre non si sarebbe attivato per verificare se fosse stato precedentemente visitato.
Al dirigente della Città Metropolitana di Napoli, responsabile della gestione tecnica strade e viabilità e della direzione tecnica dell’area strade, invece, viene contestato di non essersi attivato – malgrado puntuali segnalazioni – per posizionare una idonea barriera lungo la strada provinciale 66 dove, invece, c’era solo un parapetto incapace di impedire che potesse reggere l’impatto di un bus.
Il mezzo condotto da Melillo, quel giorno, percorse appena 170 metri dopo essere partito dal porto di Marina Grande, alla volta del centro di Capri, prima di precipitare. Dalle analisi degli esperti è emerso che viaggiava a una velocità compresa tra i 30 e i 35 chilometri all’ora. Sempre sulla base di quanto ricostruito dai periti, Melillo avrebbe perso il controllo presumibilmente a causa di una crisi compulsiva agevolata dalla mancanza di sonno e dalla cocaina, assunta secondo i periti poche ore prima dell’incidente. L’autobus, dopo avere preso il marciapiede alla destra, finì contro la ringhiera che non resse l’urto; il mezzo quindi precipitò in una scarpata profonda 15 metri.
I tre sono ritenuti – secondo la Procura – i responsabili dell’incidente, della morte di Melillo e del ferimento dei passeggeri, tra i quali una donna che ha riportato danni più rilevanti rispetto agli altri. A difendere le tre persone per le quali è stato chiesto il giudizio, gli avvocati Alfonso Furgiuele, Roberto Guida e Ciro Arino. La famiglia Melillo è assistita invece dall’avvocato Giovanna Cacciapuoti.
L’udienza preliminare si terrà a Napoli il 30 marzo prossimo.
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