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Il Centro Caprense si appresta a commemorare, attraverso una serie di conferenze e una mostra documentale, la figura di Ignazio Cerio a cento anni dalla morte

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Il Centro Caprense Ignazio Cerio nei mesi di novembre e dicembre commemorerà – attraverso una serie di conferenze e una mostra documentale – la figura di Ignazio Cerio a cento anni dalla sua morte.

Ignazio Cerio (Giulianova 1840 – Capri 1921) dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli, negli anni 1860-1868, fu medico militare aggiunto presso il Corpo sanitario militare in vari reggimenti in varie città italiane da Torino alla Sicilia. Lasciò questa sua attività per divenire medico civile e dal 1870 si ritirò a vivere a Capri.

Una volta a Capri, dedicherà le sue ricerche all’archeologia, alla geologia e alle discipline naturalistiche. A lui si deve il riconoscimento a Capri di peculiarità naturalistiche, preistoriche e paleontologiche fatte studiare da insigni zoologi del tempo. Tra le forme animali bisogna citare la Cavernularia pulpusilla, piccolo antozoo pennatulaceo, il temibile Theridium malmignattus, ragno velenoso e una nuova specie di ragno cieco, il Liocranium cerioi, a lui dedicata dall’aracnologo Pavesi, così come la lucertola dei Faraglioni, Podarcis sicula coerulea, sottospecie poi istituita dallo zoologo tedesco Theodor Eimer nel 1872.

Nel corso di scavi effettuati all’interno della Grotta delle Felci (1885) rinvenne dei manufatti di età neolitica e del bronzo e nel 1906 testimonianze di insediamenti umani relativi al paleolitico insieme alla ricca fauna a grossi vertebrati nella valletta di Tragara.

Nel 1873, in occasione della epidemia di colera che colpì Capri, si prodigò con grande impegno nell’assistenza ai malati tanto da ricevere la carica di medico condotto dell’isola. Sua anche la sperimentazione della cura della tubercolosi attraverso le esalazioni arseniose e sulfuree dei vapori della Solfatara.

Incoraggiato dalla pittrice Sophie Anderson cominciò a disegnare Testine ideali di fanciulle che furono molto apprezzate quando furono esposte a Brighton nel 1876 tanto da stipulare un contratto con il mercante d’arte Arthur Tooth. Nella residenza di Walter e Sophie Anderson – Villa Castello – adattò i pavimenti policromi di età augustea-tiberiana tagliando i marmi, assemblandoli e procedendo poi alla loro lucidatura e inceratura.

Molti materiali rinvenuti da Ignazio Cerio nello scavo all’interno della Grotta delle Felci vennero donati al Museo di Antropologia dell’Università di Napoli e altri materiali vennero donati al Museo preistorico- etnografico Kircheriano di Roma allora diretto da Luigi Pigorini.

Collezionò molti manoscritti rari e testi inerenti la storia, la geologia, la paleontologia, la fauna e la flora dell’isola. Fu anche fra i fondatori del Cimitero acattolico.

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