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Coronavirus: cosa fare con mutui e prestiti e cosa non fare. Parla l’esperto

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Come noto il decreto “Cura Italia” ha introdotto misure straordinarie per chi detiene mutui e prestiti, ma non tutti potranno beneficiarne.

Il presupposto fondamentale è rappresentato dalla perdita reddituale a causa dell’epidemia Coronavirus sia per i privati che per le imprese, ma per i privati riguarda esclusivamente il mutuo prima casa in presenza di alcune condizioni. Nello specifico, il privato che abbia registrato la perdita reddituale a causa del Coronavirus ed ha in essere un mutuo per acquisto della prima casa ha diritto a presentare domanda di sospensione delle rate fino ad un massimo di 18 mesi aderendo al Fondo solidarietà mutui “prima casa”, cd. “Fondo Gasparrini”. Ci sono 9 mesi per presentare la domanda, per aderire è necessario che gli immobili abbiano avuto un valore d’acquisto non superiore a 250.000,00 € e che il mutuo sia in regola con i pagamenti pregressi. Fatte salve queste condizioni, il Fondo agendo entro le risorse disponibili, che sono circa 425 milioni, corrisponderà alle banche che avranno avanzato le richieste per conto dei clienti, il 50% degli interessi previsti dai rispettivi piani di ammortamento. Il restante 50% di interessi verrà addebitato alla riattivazione del mutuo una volta finito il periodo di sospensione e potrà essere spalmato sull’ammontare della singola rata o essere corrisposto attraverso l’allungamento del piano di rimborso. Sarà cura delle singole banche mettere in atto le soluzioni possibili e sarà bene attendere le misure attuative di ciascun istituto per poterle valutare. Intanto, per chi rientra in tali paramenti, sia dipendenti che autonomi senza limiti isee, potrà raccogliere la documentazione comprovante la perdita del reddito.

Non sono previste al momento misure per per i mutui prima casa che abbia un valore d’acquisto superiore a 250.000,00€ né per i mutui con finalità diverse dalla prima casa, né per i prestiti o leasing.

Per quanto riguarda le piccole e  micro imprese è prevista la sospensione delle rate dei mutui, prestiti e leasing fino al 30 settembre 2020, previa domanda da inviare alle rispettive banche a mezzo pec, e potrà riguardare l’intera rata o la sola quota capitale. Nel primo caso gli interessi non corrisposti saranno recuperati quota parte sulle rate nei 12 mesi successivamente alla riattivazione del piano, ovvero dal 1 ottobre 2020, quindi si avranno rate più care per 12 mesi. Le altre forme di credito e quelle in scadenza saranno prorogate automaticamente al 30 settembre.

A queste misure, come previsto per le imprese più strutturate e dimensionalmente più rilevanti, ci saranno 9 mesi dal decreto per chiedere alle banche una rimodulazione delle esposizioni trovando un assetto più idoneo a superare il momento di difficoltà.

È bene precisare coloro che sono in condizione di pagare è giusto che continuino a farlo a sostegno del sistema, chi non fosse in condizione e non rientri tra i casi previsti dal decreto che si attivi comunque con la propria banca per rappresentare la reale difficoltà.

È fondamentale sia per i privati che per le imprese proporre soluzioni che possano favorire il superamento del momento di difficoltà in modalità propositiva e condivisa, sono sconsigliate vivamente iniziative diverse e che portino a scelte unilaterali, come sospendere i pagamenti d’iniziativa. Una prassi sbagliata potrebbe compromettere l’opportunità di trovare soluzioni o poter aderire a misure governative addivenire e che molta probabilità verranno messe in campo.

dr. Gianfranco Gargiulo

Consulente Patrimoniale Certificato

Anacapri

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