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CRONACA

Presentata una proposta di progettazione e realizzazione di due reparti di terapia sub-intensiva all’ospedale Capilupi di Capri

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Una proposta di progettazione e realizzazione di due reparti di terapia sub-intensiva presso l’ospedale Capilupi di Capri per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 è stata presentata ai Sindaci di Capri e di Anacapri dall’Associazione Tecnici & Progettisti Isola di Capri, presieduta dall’arch. Massimo Esposito. Coordinatore dell’iniziativa è l’arch. Gianvito Conte che insieme ad altri professionisti capresi ha elaborato un approfondito studio e messo nero su bianco la relazione illustrativa, sottoponendola all’attenzione delle due Amministrazioni. “Trattasi – si legge nella relazione – di una proposta di progettazione e realizzazione di reparti dedicati alla terapia sub-intensiva (all’interno del complesso P.O. G. Capilupi) per l’individuazione, l’isolamento ed il ricovero di pazienti sospetti/confermati da Covid-19”.

“Con una previsione di posti letto dedicati (in numero limitato e rapportato alla probabile percentuale di contagiati residenti/stazionari sull’Isola di Capri) da utilizzare nei seguenti casi: l’isolamento domiciliare non è possibile o è inadeguato (unità abitativa di dimensione tali da non consentire l’isolamento del soggetto dagli altri abitanti e con rischi concreti di insorgenza di casi secondari); il ricovero di pazienti non bisognosi di un trattamento non-invasivo (più impegnativo) o invasivo, cosi come previsto nei casi critici, ma che necessitano comunque di uno stretto e costante monitoraggio e mantenimento delle funzioni vitali (ove non sia possibile l’assistenza sanitaria domiciliare) al fine di evitare complicanze maggiori; i posti letto/le camere di degenza disponibili nel presidio ospedaliero non garantiscono l’opportuno isolamento del paziente da altri pazienti e dagli operatori sanitari”.

Si tratterebbe, dunque, di una unità intermedia tra la degenza ordinaria e il trattamento intensivo  con il monitoraggio dei segni vitali ed, eventualmente, anche con la possibilità di ventilazione non-invasiva (NIV – in primis, con maschera oro‐nasale, e se sono disponibili personale, mezzi e dotazioni adeguati, con total face o casco), in attesa di un eventuale trasferimento protetto a terraferma, in caso di ricovero in terapia intensiva presso strutture ospedaliere più complesse.

“Con la realizzazione e l’esercizio a regime dei reparti di terapia sub-intensiva si pone il raggiungimento di importanti obiettivi strategici in una situazione emergenziale mai vissuta prima d’ora, con l’offerta di servizi assistenziali di primo soccorso e di prima assistenza alla popolazione residente e ai casi sospetti/confermati da Covid-19”, si legge nella relazione, nella quale sono illustrate una serie di importanti finalità.

L’ipotesi progettuale prevede: individuazione degli spazi interni al complesso ospedaliero, tali da garantire l’isolamento ed il bio-contenimento rispetto agli altri reparti in funzione; suddivisione interna dei suddetti spazi mediante compartimenti (almeno: alloggiamento paziente, decontaminazione individuale, cambio indumenti, alloggiamento apparecchiature e stoccaggio farmaci, ecc.) e con percorsi dedicati; adeguamento camere esistenti e nuove camere per l’isolamento, anche eventualmente di tipo mobile e rapidamente dispiegabile, per realizzare aree di bio-contenimento.

“Le camere al primo piano – si legge – sono già attrezzate con 4 posti letto e dotate di impianti (compresi gas medicali, quali vuoto ed ossigeno). Sarà sufficiente garantire la pressione negativa all’interno delle stesse (con un minimo adeguamento impiantistico) e sistemare alcune separazioni interne per un miglior isolamento e bio-contenimento con il restante reparto di degenza”.

“Gli spazi al piano terra (in aderenza all’attuale pronto soccorso) – prosegue la relazione – godono di un ingresso separato, già sono previsti di allaccio in fogna e fanno parte dell’ala semi-nuova, i cui solai interpiano (tra l’altro il piano superiore è inutilizzato) sono in buone condizioni statiche. Occorrerà dunque: a) realizzare alcune separazioni con le zone dell’ex cantiere e alcune tramezzature interne per la creazione di compartimenti ed aree di lavoro, b) rivestire pavimenti, pareti e soffitti; c) posizionare, all’interno degli spazi, camere di bio-contenimento fisse o di tipo mobile. Oltre, infine, alle necessarie dotazioni impiantistiche (alle spalle delle murature perimetrali ed in prossimità dell’attuale PS sono presenti i quadri di comando e linee principali da cui partire con le necessarie derivazioni). In tali spazi si potrebbero ricavare almeno altri 4 posti letto”.

“In tutto – secondo questa ipotesi – si potranno avere almeno 8 posti letto di terapia sub-intensiva”.

La proposta è ora nelle mani dei due Comuni, a cui l’associazione dei tecnici ha chiesto di condividere l’iniziativa affinché la soluzione individuata possa essere sottoposta al vaglio preliminare dell’Asl Napoli 1 con la quale aprire un confronto diretto e immediato. La realizzazione dei reparti non sarebbe finalizzata alla sola emergenza coronavirus ma potrebbe tornare utile anche per la gestione futura di eventuali emergenze sanitarie.

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