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Massimo Cerrotta pubblica il libro “Rodolfo D. – Una storia persa e ritrovata”

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Si possono ricucire gli strappi che il tempo, la distanza e il dolore riescono a creare all’interno di una famiglia?
A volte sì. O, per lo meno, si possono tessere nuove storie, recuperando il filo rosso di quelle che sembrano essere perdute.
“Rodolfo D.”, il primo libro di Massimo Cerrotta, ripercorre proprio una di queste. Due linee temporali, due punti di vista, per raccontare all’interno di un solo romanzo le vicissitudini, reali, di una famiglia destinata a perdersi e ritrovarsi.
Da una parte, abbiamo Carolina e Costantino, amanti segreti, a causa del matrimonio di lei, nella Anacapri del 1875.
Dall’altra, il loro primo figlio, Rodolfo, nato dall’impetuoso rapporto tra i due e che per timore degli scandali viene allontanato da Capri e, non senza dolore, affidato con un cognome falso, De Lieto, al Brefotrofio dell’Annunziata di Napoli.
Ma, Rodolfo, ha anche un fratello, il cui cognome, invece, riconosciutogli dal padre, è più che noto sull’Isola. Si tratta infatti di Arcucci, e, Salvatore, questo è il suo nome, oltre che essere il secondo figlio della coppia, è anche bisnonno di Massimo, il quale, dopo molti anni, cerca di ripercorrere, romanzandoli, la fitta trama di eventi che hanno portato la famiglia di Rodolfo a dividersi e quest’ultimo a costruirsi una vita altrove.
Rodolfo infatti, sebbene la madre Carolina e il padre Costantino, abbiano provato a recuperare i rapporti con lui nel corso degli anni, soprattutto una volta rimasta lei vedova del marito che diverso tempo prima l’aveva lasciata sola partendo per l’Argentina, non ha voluto riconciliarsi con i genitori e ha anzi preferito allontanarsi ulteriormente, costruendosi una nuova vita a New York.
Una storia che probabilmente sarebbe andata perduta e che invece oggi viene ripercorsa grazie ad una delle nipoti di Rodolfo che, nei primi anni ‘90, riesce a risalire agli Arcucci di Anacapri e a mettersi in contatto con Federico Arcucci, tra l’altro anche Sindaco negli anni ‘70, e nonno materno di Massimo. Quest’ultimo, fatto tesoro delle testimonianze raccolte all’interno della famiglia decide di racchiuderle in un racconto che si sviluppa così su due linee parallele: una per ripercorre le esperienze della coppia anacaprese e una per tentare di approfondire, con sguardo introspettivo, il tortuoso percorso vissuto da Rodolfo come emigrato. Una narrazione nel tempo e nello spazio, per riscoprire realtà spesso comuni a tante famiglie, le quali, inconsapevolmente, poggiano le proprie fondamenta su radici ben più profonde, capaci di estendersi oltre qualsiasi confine, terrestre e generazionale.

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