Referendum abrogativi sulla giustizia: urne aperte il 12 giugno dalle 7 alle 23. Cinque schede: ecco in sintesi i quesiti
8 Giugno 2022
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I cittadini italiani sono chiamati alle urne domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, per i referendum abrogativi sulla giustizia. Il voto sarà ritenuto valido solo se si raggiungerà il quorum e se quindi il numero dei votanti sarà superiore al 50% più uno degli aventi diritto.
Per gli elettori è raccomandato indossare la mascherina (almeno chirurgica) per l’accesso ai seggi. L’elettore, quando accederà al seggio, dovrà igienizzarsi le mani utilizzando gli appositi dispenser: l’operazione dovrà essere ripetuta prima di ricevere scheda e matita per votare. Una volta completata l’operazione di voto, l’elettore dovrà ripiegare la scheda e inserirla personalmente nell’urna. Dopo il voto è consigliata una nuova igienizzazione delle mani. Per l’accesso ai seggi non è richiesto il green pass.
A Capri si voterà nelle sezioni elettorali alla scuola IV Novembre, al plesso G. Salvia e all’ex scuola San Francesco, mentre ad Anacapri i seggi saranno operativi nella scuola Benedetto Croce.
L’insediamento dei seggi avverrà sabato 11 giugno a partire dalle ore 16. Lo spoglio inizierà invece domenica 12 giugno alle ore 23 subito dopo l’ultimazione delle operazioni di voto.
Sono cinque le schede che riceveranno i cittadini per altrettanti quesiti referendari. Si va dalla separazione delle funzioni per i magistrati alla legge Severino, fino ai limiti alla custodia cautelare, mentre due quesiti riguardano più strettamente il funzionamento del Csm vale a dire le regole per le candidature e le valutazioni dei magistrati.
– INCANDIDABILITA’ E DECADENZA. Il referendum numero 1, contrassegnato dalla scheda rossa, riguarda l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. In sostanza, chiede agli elettori se intendono eliminare le disposizioni introdotte nel 2012, con la legge promossa dall’allora ministra della Giustizia Paola Severino, che prevedono l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per chi è stato condannato in via definitiva per alcuni tipi di reato, dalla mafia al terrorismo a quelli contro la pubblica amministrazione. Tali norme si applicano alle competizioni elettorali di ogni tipo, dal parlamento alle amministrazioni locali. Con il sì si cancella l’automatismo: dovrà essere il giudice, di volta in volta, a decidere se, in caso di condanna, occorra infliggere anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Chi si oppone ritiene che non vada abrogato un testo che rappresenta il più ampio intervento in materia di lotta alla corruzione degli ultimi anni.
– CUSTODIA CAUTELARE. Il quesito numero 2 (scheda arancione) interviene sulla limitazione delle misure cautelari, con l’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari ed esigenze cautelari, in un processo penale. Allo stato, la carcerazione preventiva può essere disposta nei casi in cui venga ravvisato un possibile rischio di inquinamento delle prove in un’inchiesta, di fuga di chi è sottoposto a indagine e il “concreto ed attuale pericolo” di reiterazione del reato. Il quesito referendario proposto, interviene su quest’ultimo aspetto, chiedendo di limitare i casi in cui può essere disposta la misura cautelare per rischio di reiterazione. Chi sostiene le ragioni del sì intende abrogare l’ipotesi di reiterazione per alcuni reati che prevedono pene minori e per il reato di finanziamento illecito dei partiti. Chi è per il no sottolinea che il codice già prevede dei limiti, poiché il carcere come misura cautelare è possibile per reati che prevedono la reclusione non inferiore a cinque anni.
– SEPARAZIONE CARRIERE. Con la scheda di colore giallo (referendum numero 3) gli elettori sono chiamati ad esprimersi sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Il quesito chiede l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono a un magistrato di passare dalle funzioni di pubblico ministero a quelle di giudice, e viceversa.
Al momento sono possibili quattro passaggi di funzione nell’arco della carriera. Sulla materia interviene anche la riforma della ministra della Giustizia Marta Cartabia all’esame del Parlamento, riducendo a uno soltanto, entro 10 anni dalla prima assegnazione. Il referendum punta a rendere la scelta definitiva: se passa il sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo per tutta la carriera, con l’obiettivo di distinguere nettamente chi giudica da chi accusa. Un tema complesso, di cui la politica ha discusso a lungo. Chi è per il no sostiene che così si introdurrebbe di fatto la separazione delle carriere (per la quale ci vorrebbe un concorso di accesso alla magistratura distinto per giudici e pm e un doppio Csm) senza modificare la Costituzione.
– VALUTAZIONE MAGISTRATI. Con la scheda di colore grigio (referendum n. 4) sono chiamati ad esprimersi sul sistema di valutazione dei magistrati, una prerogativa riservata al Csm, che decide anche sulla base di valutazioni espresse dai Consigli giudiziari a livello territoriale. Il quesito riguarda la “partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte”. In sostanza, il sì mira a consentire il voto dei laici – avvocati e professori – che siedono nei consigli giudiziari anche su queste deliberazioni, per ottenere giudizi più oggettivi sull’operato dei magistrati. Al contrario chi è per il No sostiene che sia inopportuno il giudizio degli avvocati su chi nel processo rappresenta la loro controparte. Sulla stessa materia interviene anche la riforma Cartabia all’esame del Parlamento.
– FIRME PER IL CSM. Il referendum numero 5 (scheda verde) interviene sul meccanismo di selezione dei magistrati candidati alle elezioni del Csm. Il quesito riguarda la “abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura”. Propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura sia sostenuta da un minimo di 25 e un massimo di 50 presentatori. Lo stesso meccanismo è previsto anche dalla riforma Csm proposta dalla ministra della Giustizia. L’obiettivo dei referendari è arrivare a candidature individuali dei magistrati, senza il supporto preventivo di altri colleghi, nel tentativo di limitare il peso delle correnti, dopo la bufera sulle nomina al Csm che si è scatenata nella primavera del 2019. Chi si oppone mette in dubbio che questo basti a ottenere cambiamenti rilevanti.
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