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CRONACA

Anacapri piange la scomparsa dello chef Antonio Mazzella. La passione per la cucina, il mare, il Napoli e l’amore per la sua terra

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La cucina, il mare e il Napoli: erano le tre più grandi passioni di Antonio Mazzella, il cui cuore ha cessato di battere troppo presto, a 54 anni, in una triste e uggiosa giornata di metà novembre. Chef di consolidata esperienza, fin da giovane aveva a più riprese lasciato l’isola di Capri e la sua Anacapri per perfezionare i trucchi del mestiere e lanciarsi in un mestiere che lo inorgogliva. Figlio d’arte, amava la cucina classica, in particolare quella tipica napoletana e caprese, che sapientemente “aggiustava” rendendo originali i piatti con il suo estro. Ha gestito a lungo ristoranti sia a Capri che all’estero. Da tempo viveva alle Mauritius, dove era il proprietario del ristorante rigorosamente italiano “da Antonio e Giulia”, ma tornava spesso nella terra natìa a cui era legatissimo. Amava alla follia il mare, le lunghe nuotate, gli sport acquatici. E il Napoli, il grande Napoli, di cui era tifosissimo.

Uomo di grande compagnia, era un combattente Antonio, una di quelle persone “toste”. Era coraggioso e testardo. Non si fermava di fronte agli ostacoli. Anzi affrontava le difficoltà a testa alta e sempre con il sorriso e con la positività, come ha fatto fino all’ultimo delle sue forze.

Alla moglie, alla mamma, al figlio e alle sorelle sono centinaia e centinaia gli attestati di cordoglio giunti nelle ultime ore dall’infinità di amici di Antonio.

Ci piace ricordare Antonio Mazzella con questo bellissimo e commovente documento personale di Antonio Esposito, che riportiamo di seguito.

 

IL RICORDO (di Antonio Esposito)

È stato il mio primo mito, uno dei primi grandi amici. 

Le scuole elementari insieme e quella spavalderia buona che io non avevo e nonostante volessi, ero incapace di imitare. E lui che riconoscendo la mia attitudine da chierichetto mi spingeva ad essere più scaltro. Lui col caschetto biondo capace di “appararsi una guagliona” a 12 anni ed io che prendevo pali perché pettinato con la riga nel lato. Le sfrenate passeggiate in bici per una campagna anacaprese che non c’è più, lui con la “bici da cross” ed io che arrancavo con la mia “Annabella” verde. Le partite a pallone dove anche era più bravo di me. Il quartiere di Caprile dove abitava e c’erano quelli che facevano a botte ma che lui conosceva tutti ed affrontava battendoli a parole pronto a difendere i suoi compagni di classe delle Suore quando arrivavano a giocare. I suoi cani Bully e Wuorf di cui raccontava fantastiche storie. Quel papà andato a lavorare negli USA come Chef e ancora tante favole sull’America che sognavamo tra fumetti e telefilm. La follia di una fuga progettata con una vecchia barca abbandonata in un giardino (Ricordi Claudio Coppola ?) che all’uscita da scuola andavamo a vedere fantasticando di metterla in mare chissà come e scappare dalle nostre famiglie; fingevamo di crederci e lo assecondavamo, ma rimanemmo in pochi, ad un certo punto rimasi solo io e quella volta che eravamo in due gli chiesi “Anto’ ma perché dobbiamo farlo?”, e lui mi rispose: “Così diventiamo famosi”.

I ricordi si fermano a quei 10 anni, poi alle medie in sezioni diverse e alle superiori lui a Napoli, amicizie diverse e percorsi di vita anche, ma quando ci incontravamo, solo salutandoci velocemente brillava negli occhi quel legame mai dissolto, quei ricordi dei mille momenti di un’infanzia condivisa tra i vicoli di Anacapri, liberi e padroni dei nostri piccoli divertimenti che non cambierei con nessun’altra al mondo.

L’ultima volta che l’ho visto eravamo tra i pochi passeggeri di un’ultima nave invernale, rientravamo sull’isola per stare accanto io a mia madre, lui a suo padre entrambi ammalati. Ci ritrovammo mentre il traghetto attraccava e ci abbracciammo forte con poche parole. Su FB gli avevo promesso di raggiungerlo a Mauritius dove sempre mi invitava e mi raccontava di avere trovato la serenità con quel suo ristorante di successo, ma oggi la vita ci separa con violenza e ci ammonisce ancora una volta a cercare le occasioni migliori. Restano tanti ricordi, incancellabili, di quella vita che abbiamo scoperto insieme e che non può finire così. 

Io ci credo Anto’. 

Buon viaggio amico mio.

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